Un geografo in classe

ANDREA PASE E’ UN PROFESSORE CHE INSEGNA ALL’UNIVERSITA’ ED E’ VENUTO A SCUOLA PER INSEGNARCI LA STORIA E LA GEOGRAFIA.

HA I CAPELLI BRIZZOLATI E GLI OCCHI MARRONI, MA QUALCUNO DI NOI DICE CHE LI HA AZZURRI. IL PROFESSORE CI HA DETTO CHE IL MAESTRO FABIO STUDIAVA NELLA SUA UNIVERSITÀ DOVE CI SONO CIRCA 250 STUDENTI CHE SEGUONO LE SUE LEZIONI.

LA SUA LEZIONE CI È PIACIUTA PER TANTI MOTIVI: QUANDO CI HA RACCONTATO DI ESSERE STATO IN AFRICA E IN ROMANIA, QUANDO CI HA DETTO CHE SUA ZIA È AMICA DI TANTI FILIPPINI, QUANDO CI HA FATTO VEDERE UN COCCODRILLO E CI HA SPIEGATO QUASI TUTTO DEL DESERTO, QUANDO CI HA FATTO VEDERE DEI DROMEDARI CHE BEVEVANO L’ACQUA, QUANDO CI HA FATTO VEDERE COME SI PRENDE IL SALE DALLA TERRA. TUTTO QUESTO CE L’HA MOSTRATO IN FOTO… MAGARI AVESSE PORTATO UN COCCODRILLO IN CLASSE!

SIAMO STUPITI DALLA BELLEZZA DELLE FOTO.

CI HA FATTO VEDERE DEGLI ESEMPI DI MAPPE CHE AVEVANO AL CENTRO L’ASIA OPPURE L’OCEANIA OPPURE L’AMERICA. LA MAPPA CINESE AL MAESTRO ANDREA ERA STATA REGALATA DA UN SUO ALUNNO CINESE ED È STATO INTERESSANTE PERCHÉ DAFU E DAGUI LA SAPEVANO E NOI NO.

CI È INTERESSATO MOLTO QUANDO IL MAESTRO CI HA DETTO CHE CI SONO CARTE CON IL SUD, L’OVEST E L’EST AL POSTO DEL NORD. ERANO BELLE ANCHE LE FOTO DI ANTICHI GEOGRAFI DEL 1800 CON DEI GLOBI DIVERSI DAI NOSTRI.

CI SONO PIACIUTE ANCHE LE RISPOSTE ALLE NOSTRE DOMANDE E QUANDO HA SPIEGATO GLI ARCHI CHE SONO DELLE ENTRATE E USCITE CHE POSSONO ESSERE NATURALI O FATTI DAGLI UOMINI.

ALLA FINE CI HA INFORMATO CHE C’È UNA MOSTRA SULL’ANTICA CULTURA CINESE A ESTE.

IO SONO HIBA E PURTROPPO NON HO VISTO IL PROFESSORE. IO LO VOLEVO VEDERE MA SONO STATA ASSENTE PERCHÉ AVEVO IL MAL DI PANCIA E MI DISPIACE.

TUTTI I BAMBINI DELLA IV B

La cavalletta

Generalmente è di colore verde, ma ne esistono varianti dal giallo al nero. Sul capo triangolare ha due lunghe antenne con le quali si orienta, percepisce i predatori, anche se molto distanti, esse sono sensibili all’umidità e al calore ed inoltre le servono per annusare e per gustare. Ai lati del capo ha due grandi occhi neri sporgenti; gli occhi sono formati da tanti piccoli occhi in cui ciascuno vede una parte dell’oggetto osservato ed insieme ricostruiscono l’immagine. Non ha le orecchie. Possiede due paia di ali, quelle anteriori più dure coprono il secondo paio di ali (membranose), ripiegate a riposo sotto di esse. Ha sei zampe: quelle posteriori sono molto lunghe e robuste che, distendendosi completamente, le permettono di compiere ampi salti. Sull’addome o sulle zampe posteriori si trovano gli organi dell’udito. La cavalletta ha una lunghezza che, in base alla specie, varia dai 3 ai 13 cm.IMG_9449

È ovipara: la femmina depone in autunno le uova fecondate sotto la corteccia di un albero, nel fusto di una pianta o in un foro fatto nel terreno; in primavera le uova si schiudono liberando insetti simili ai genitori, ma più piccoli e senza ali, detti ninfe.

Solo i maschi, strofinando gli organi stridulatori posizionati sulle zampe posteriori, producono suoni con tonalità e ritmi distinti, con i quali corteggiano le femmine o gareggiano con un rivale.

Il grillo

In generale ha un corpo robusto e tozzo con una grossa testa. Il suo colore è verde o nero. È provvisto di lunghe antenne e ali posteriori variamente sviluppate. Le zampe posteriori sono robuste e adatte al salto. Il grillo ama frequentare luoghi caldi e umidi, preferisce stare nei prati, anche in quelli stabili. I maschi emettono caratteristici suoni “cri cri“. Sono insetti onnivori che scavano, nei terreni arabili, buche e gallerie nelle quali vivono.IMG_5768
Tra le specie più comuni c’è il grillo del focolare, tipico delle città, e quello campestre.

Quando sei in campagna, in estate, lasciati guidare dal “cri cri” del grillo. Se scruti con attenzione il terreno puoi scoprire, tra l’erba, un piccolo foro. È l’ingresso della profonda tana del grillo. Davanti ad esso l’insetto ha costruito una piccola piattaforma sulla quale esegue la sua musica.
Nelle sere d’estate il maschio si mette all’ingresso della tana e comincia a stridere; per fare ciò sfrega le zampe posteriori contro un paio di ali coriacee che si chiamano elitre. Il canto serve a richiamare la femmina, che così può localizzarlo e raggiungerlo.

La farfalla

Le farfalle appartengono alla classe degli insetti-lepidotteri, quindi come ogni insetto, gli esemplari adulti sono ricoperti da una specie di corazza chiamata esoscheletro che protegge il loro corpo.FullSizeRender (16)

Le farfalle nel corso del loro sviluppo subiscono una metamorfosi che comprende, oltre all’uovo, tre stadi ben differenziati: larva(stadio in cui la farfalla è ancora un bruco), crisalide( il bruco si chiude in una specie di “sacco” dove avviene la trasformazione in farfalla), infine l’animale diventa adulto e la metamorfosi è compiuta: è diventato una farfalla.
Le uova sono spesso deposte su piante che possono servire all’alimentazione della larva quando queste si schiuderanno. Dall’uovo fuoriesce una larva con molte zampe: il bruco. Esso attraversa una fase d’accrescimento prima di diventare una crisalide, per questo la larva durante questa fase subisce una serie di mute della pelle. Finito l’accrescimento il bruco cerca un luogo dove poter tessere il bozzolo entro cui trasformarsi in crisalide, qui si completa la metamorfosi da cui uscirà l’insetto adulto: la farfalla.
L’esemplare adulto vola via per nutrirsi ed accoppiarsi, il ciclo biologico quindi torna a ripetersi anche più volte.
Gli esemplari maschi per attirare le femmine hanno colori sgargianti grazie ai pigmenti sulle squame delle ali.

Spesso le femmine, invece sono più grandi e presentano colori meno appariscenti che le mimetizzano e le nascondono alla
vista dei predatori.

Le farfalle per poter vivere succhiano il nettare dei fiori grazie alla loro bocca a forma di tubo che aspira il nutrimento, è infatti un apparato succhiatore che poi durante il volo viene ripiegato come una spirale sotto il capo.

L’organismo delle farfalle può essere considerato un sistema vivente perché è costituito da un insieme di elementi che interagiscono tra loro e rendono possibile il funzionamento dell’organismo e quindi la vita dell’insetto. Inoltre questo sistema non è chiuso o isolato, ma aperto perché scambia materia e energia con l’esterno; infatti grazie al cibo che l’animale ingerisce e l’energia che riceve dal sole la farfalla interagisce con l’ambiente esterno e può quindi vivere. Un esempio è che le farfalle non hanno una temperatura corporea propria, quindi al mattino per poter volare devono riscaldare la propria muscolatura assorbendo i raggi del sole. Inoltre posandosi di fiore in fiore la farfalla permette l’impollinazione delle piante e contribuisce a sua volta alla vita di queste ultime.

Lo scarabeo rinoceronte

Lo scarabeo rinoceronte può superare i 4 cm di lunghezza. Le sue ali sono color castano rossastro, mentre torace e capo sono leggermente più scuri.IMG_5875
E’ un coleottero: i maschi sono
dotati di un vistoso corno cefalico rivolto all’indietro, che ricorda proprio il corno dei rinoceronti e che è valso a questi insetti il nome comune di scarabeo rinoceronte. I maschi, di taglia differente, hanno pure corna di dimensioni diverse.
Le femmine sono dotate invece solo di un piccolo tubercolo appuntito.

Gli adulti non si nutrono anche per un paio di mesi perché il solo scopo della vita adulta è quello di riprodursi.

L’ape

L’ape domestica costituisce la società animale più studiata ed ammirata. È una società matriarcale e pluriannuale, formata da numerosi individui appartenenti a tre caste, tutte alate.

Di norma in un alveare vivono una regina, unica femmina fertile; 40/100.000 femmine sterili destinate al mantenimento ed alla difesa della colonia, e, tra aprile e luglio (in Europa), da 500 a 2000 maschi(detti anche fuchi o pecchioni), questi ultimi destinati esclusivamente alla riproduzione della colonia.

La regina è più grande delle operaie e dei fuchi e provvista di un aculeo, o pungiglione che usa quasi esclusivamente per uccidere le regine rivali, sue sorelle, pronte dopo di lei allo sfarfallamento. A differenza delle operaie, essa è priva dell’apparato per la raccolta del polline.

Sindrome dello spopolamento degli alveari

La sindrome dello spopolamento degli alveari (SSA, in inglese CCD, ovvero Colony Collapse Disorder) è un fenomeno ancora poco conosciuto per il quale le colonie di api periscono bruscamente. La SSA/CCD è stata riscontrata per la prima volta nelle popolazioni di api del Nord America nel 2006.

Anche gli apicoltori europei e cinesi osservarono un fenomeno simile dal 2007.

La causa (o le cause) della sindrome non sono ancora ben comprese: alcune teorie parlano di stress dovuto ai cambiamenti ambientali, malattie, insetticidi.

Una colonia che è collassata a causa della SSA tende generalmente a mostrare tutti i seguenti sintomi.

1) Presenza di una nidiata di larve abbandonate; generalmente le api non abbandonano mai l’alveare finché le larve non si sono completamente dischiuse.

2) Presenza di scorte di cibo, sia polline che miele, che presentano le seguenti caratteristiche:

I) non sono immediatamente rubate dalle altre api;

II) quando sono attaccate da altri insetti, l’attacco è notevolmente ritardato.

3) Presenza dell’ape regina. Se la regina non è presente, infatti, la morte dell’alveare non è riconducibile alla SSA.

Dal 1976 al 2006 si è verificata una drastica riduzione del numero delle api selvatiche, negli Stati Uniti sono ormai quasi estinte (bisogna, tuttavia, tenere presente che l’Apis mellifera non è una specie autoctona americana, ma è stata introdotta dall’uomo) e nel resto del pianeta ha creato ingenti danni economici all’agricoltura.

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Moria di api e rischi per l’ecosistema

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